Sveglia alle 4.30
incontro al casello di Melegnano alle le 5.30 per raggiungere il porto di Ancona due ore prima dell’imbarco previsto per le 14.00, così inizia il nostro viaggio verso la Turchia, incontrandoci a quel casello che spesso è stato punto di ritrovo per le nostre uscite domenicali verso la Liguria e ora è il punto di partenza di qualcosa di più grande.Per raggiungere la Turchia
decidiamo il trasferimento via mare, anche se da qualche anno anche questa opzione è diventata un’odissea. Infatti non esiste più nessuna compagnia che effettui la tratta Italia – Turchia, ma è necessario transitare per la Grecia. Decidiamo quindi di raggiungere il porto di Patrasso, effettuare un breve trasferimento fino al porto del Pireo e rimbarcarci alla volta dell’isola di Chios, qui dopo una giornata di relax marittimo prendiamo l’ultimo traghetto che ci permette di posare le nostre gomme su territorio turco, esattamente a Cesme. Così il viaggio per raggiungere il nostro punto di partenza ci ha tenuti impegnati la bellezza di tre giorni, non so più se ne vale realmente la pena rispetto alla soluzione via terra, una cosa è sicura in questo modo si preservano i mezzi e le forze per poter iniziare belli freschi. Belli freschi in realtà ci staremo veramente poco, visto le temperature che spesso incontreremo durante le giornate passate in moto.Effettuate le pratiche doganali
doganali in tempi del tutto accettabili se paragonati a quelle delle frontiere Africane, accendiamo i motori direzione Pamukkale.Le due facce della medaglia
Siamo in quattro io, Elisa, Angelo e Priska ognuno in sella alla propria moto ed in fila con le due ragazze al centro e noi alle estremità del piccolo convoglio procediamo assaggiando il primo asfalto turco. Pronti via ci imbattiamo nella necessità di reperire una sorta di telepass necessario per transitare sulle autostrade, dato che tutti i caselli sono completamente automatizzati. Per fortuna il piccolo tagliandino è acquistabile direttamente nei pressi dei caselli e se nel caso ne avessi già passato qualcuno senza il famoso “lascia passare” non è un problema, ti verrà scalato dal numero di transiti che andrai ad acquistare. Quindi superato il primo intoppo procediamo diretti verso la meta giornaliera. E’ proprio durante il trasferimento verso Pamukkale che iniziamo a far conoscenza della disponibilità e l’accoglienza del popolo turco. Se durante la sosta ad un distributore per fare rifornimento vi verranno omaggiate bottiglie d’acqua belle fresche oppure vi verrà offerto del the non dovrete stupirvi, per loro è un gesto normale e sincero. La loro accoglienza l’assaggiamo, e questa parola cade a puntino, durante la nostra pausa per il pranzo in un piccolo chiosco sulla strada.
La signora era a dir poco entusiasta
di averci ospiti nel suo piccolo ristoro e si è prodigata in tutto e per tutto per farci sentire al massimo a nostro agio. Durante il pranzo, ci accorgemmo, con nostro stupore, di essere diventati noi e le nostre moto il soggetto principale delle foto che la simpatica proprietaria stava scattando con il suo smartphone di ultimissima generazione. Terminato di mangiare e di rinfrescarci, ma soprattutto dopo aver scattato diverse foto di gruppo con tutta l’allegra famiglia e avergli dovuto promettere che se fossimo ripassati da quella strada ci saremmo fermati a salutarli, riprendiamo il nostro cammino. Entusiasti di questo felice incontro e fiduciosi che la strada ce ne avrebbe riservati altri procedevamo tranquilli e sereni, fino a quando la paletta di una pattuglia di polizia interruppe quell’ atmosfera idilliaca. Sosta di una bella mezz’ora a discutere, litigare e chiedere spiegazioni per le multe di eccesso di velocità che i gendarmi ci volevano infliggere. Importante sapere che in Turchia i limiti di velocità per le moto sono differenti da quelli delle auto, in strade con almeno due corsie per marcia (superstrade o autostrade) la velocità consentita per le moto è di 90 km/h, mentre per le auto è di 130 km/h., ma chiaramente sui cartelli sono indicate solo i limiti per le auto e i camion e non per le moto! Così dopo la sosta forzata e non prevista ripartiamo in modo da poter raggiungere al calare del sole il sito di Pamukkale.Visitato al tramonto
tramonto il “castello di cotone” è particolarmente suggestivo e la magica atmosfera stempera un po’ l’enorme presenza di turisti che lo invadono.Tra off-road e curve le coste del sud
Il viaggio prosegue prendendo decisamente la direzione sud verso le coste dove attraverso strade ben tenute e spettacolarmente panoramiche iniziamo a renderci conto quanto questo paese sia in una fase di sviluppo molto forte, superstrade in costruzione, città tempestate di gru e nuovi edifici, servizi e strutture da far invidia anche ad alcune realtà europee. Insomma non siamo di fronte ad un paese in crisi o che fa della povertà un sua caratteristica , ma davanti a noi si presenta una realtà ben più attiva, come dire con il motore acceso e la marcia ben inserita.Così passiamo per Fethiye
e la famosa valle delle farfalle che raggiungiamo attraverso una divertente discesa con corde e scalette che ci permettono di raggiungere il fondo valle e la sua piccola spiaggia. Per raggiungere invece la meta successiva, il Saklikent Canyon, optiamo per alcune strade sterrate che attraverso le montagne ci conducono in paesaggi dal sapore quasi alpino. Qui la temperatura è più mite e il tasso di umidità è molto meno forte permettendoci di godere di un maggior benessere. Le strade si inerpicano tornante dopo tornante verso l’interno aprendo piccoli scorci della costa. Il Saklikent Canyon è una piacevole sorpresa, lo raggiungiamo di venerdì, giorno di festa, il turismo locale è molto intenso e noi e pochi altri viaggiatori stranieri ci uniamo alla massa. Vale veramente la pena perderci mezza giornata per esplorarlo assaporando di una acqua fresca e rigenerante. Divertente è stato anche pernottare in piccoli bungalow arroccati sugli alberi. Visto che ci avevamo preso gusto anche per la meta successiva optiamo per un trasferimento in off-road. Il percorso non è particolarmente impegnativo, ma ci permette di essere lontano dalle grosse vie di comunicazione e di poter assaporare dei suoni e profumi di una natura ancora poco contaminata. Sul nostro cammino incontriamo piccoli paesi con i suoi abitanti che al nostro passaggio ci salutano un po’ stupiti ed incuriositi dal passaggio di queste quattro strane moto.Così procede il nostro cammino
toccando le più celebri cittadine della costa sud, come Kas ed Antalya. Su tutta questa porzione di costa il turismo e le attività ricettive sono il punto di forza. Dai campeggi agli alberghi quattro stelle, ai piccoli ristori sulla strada ai ristornati con terrazza sul mare. Insomma tutto è ben organizzato ed è facile trovare ciò che meglio si adatta alle proprie esigenze.
Puntiamo ad Oriente
Dopo Antalya le cose iniziano a cambiare, le tratte si fanno più lunghe e la direzione indicata dai GPS è fissa verso est. La costa pur mantenendo, anzi forse aumentando il suo fascino si fa sempre meno turistica, almeno per quello che un occidentale si aspetta. Diventa più “turca” cioè l’impressione è che si stanno abbandonando le rotte classiche del turismo internazionale per entrare in un’atmosfera più intima, dove è possibile scoprire e conoscere la vera anima del paese. Così procediamo per due giorni, attraverso piccoli paesi della costa, pernottando proprio di fronte alle coste dell’isola di Cipro e raggiungendo in un pomeriggio bollente la bellissima città santa di Urfa, l’antica Edessa. Qui oltre ad essere subito attorniati da una moltitudine di gente curiosa, ma mai invadente, ci siamo sentiti veramente dei viaggiatori e non più dei turisti. La metamorfosi avviene quando ti trovi ad interagire con la quotidianità del posto e non esistono più infrastrutture che fanno da filtro tra te e la realtà del luogo, ora e solo ora ti rendi conto di poter assaporare realmente la cultura, la quotidianità, le abitudini della città.Sei tu il diverso
sei tu la curiosità, sei tu l’attrazione del giorno, tu con i tuoi vestiti da astronauta, tu con quel tubo per bere attaccato ad uno zaino che i ragazzi toccano e chiedono a cosa mai potrà servire, tu con quelle moto che di rado si vedono passare e sempre incuriosiscono e attraggono, per non parlare poi dello schermo del Gps con le indicazioni delle piccole strade che non può che suscitare interesse e curiosità. In tutto questo marasma di emozioni amplificato dal forte caldo e dal caos cittadino, il traffico è molto caotico e i mercati e i bazar sono pieni di gente intenta a portare avanti le proprie attività, sbuca sempre il personaggio pronto ad aiutarti ed indicarti la strada migliore e più veloce per poter raggiungere facilmente un albergo dove passare la notte. Sanliurfa, il suffisso sanli significa grande, gloriosa, che le fu dato in riconoscimento per la resistenza durante la guerra di indipendenza turca, è una città magica e vale tutti i km per raggiungerla. Pur essendo il clima tranquillo si respira, ma soprattutto si fa sentire con il passare dei caccia militari che pattugliano il confine, la vicina presenza del conflitto siriano.Abbandoniamo Urfa
e puntiamo decisamente a nord andando ad incrociare il percorso del fiume Eufrate. Lo attraversiamo utilizzando una chiatta che traghetta da una sponda all’altra i viandanti. L’attraversamento del fiume storico è emozionante forse anche per il modo con cui lo abbiamo fatto. Purtroppo questo piccolo traghetto sarà presto sostituito da un ponte e una grossa strada che già al nostro passaggio erano in fase di ultimazione. Il paesaggio è spettacolare il fiume è inserito in una grossa valle dove spesso le sponde cadono a picco nell’acqua quasi a creare dei canyon. Il colore della terra bruciata dal sole viene stemperato dal verde delle piante che completano il quadro. Destinazione Nemrut Dagi, uno dei rilievi più alti della Mesopotamia sulla cui sommità è presente la tomba santuario del re Antioco I. Una strada di montagna realizzata in una specie di autobloccanti, potrebbe ricordare le strade in pavè milanesi, si inerpica fino a quota 2150m. dove parcheggiate le moto con 15 minuti di camminata si raggiunge il sepolcro. Da la su in alto, il paesaggio che si apre sotto di noi è di quelli che ti lasciano il segno. Vallate, montagne, sentieri, il colore blu del fiume che scorre ormai lontano all’orizzonte si mischiano insieme per realizzare un panorama da cartolina. Dietro a scenografia di questo immenso teatro l’enormi resti dell’opera architettonica del sepolcro di Antioco I.Ormai abbiamo raggiunto il punto più a est
del nostro viaggio, abbiamo appena sfiorato ed assaporato quello che potrebbe essere il punto di partenza di un viaggio ancora più esotico e lontano, le porte d’oriente che si erano appena aperte dinnanzi a noi era giunto il momento di richiuderle per poter affrontare il rientro verso ovest.
Viaggiando verso Ovest
Così riaccendiamo i motori delle nostre moto e dopo una notte a Katha, cittadina ai piedi del monte Nemrut iniziamo il nostro lento rientro verso ovest. Attraverseremo vallate e montagne verdi con temperature da doversi fermare a mettersi una felpa anche nelle ore più calde del giorno. Come si dice non si è mai contenti!!! ………. Prima troppo caldo e ora freddo ……….Vi dico che con stupore di tutto il gruppo spesso e volentieri abbiamo incontrato sulla strada cartelli con indicazioni per la guida con neve, come si incontrano in montagna da noi. Specialità di queste zone è un dolce al miele che viene servito direttamente su un pezzo di favo. Notte nella città di Elbistan a circa 1200m. di quota prima di raggiungere il giorno successivo la più famosa e turistica zona della Cappadocia. Entrando nella piccola cittadina di Goreme si rientra indiscutibilmente in una dimensione ben più vicina alla nostra. La presenza di una grande moltitudine di turisti, ed un traffico non meno importante congestionato dai pullman che invadono le strade non stempera la bellezza del territorio. Le strane conformazioni geologiche che furono in passato dimora di antichi popoli sono il fulcro centrale del grande museo a cielo aperto di Goreme. Chiaramente decidiamo di visitarla a modo nostro, cercando, per quanto possibile, di evitare le zone più battute sfruttando le innumerevoli strade bianche che si diramano per gli strani “spuntoni rocciosi”.Divertente e simpatico
anche l’albergo che sfruttando gli antichi costumi ti ospita all’interno di camere ricavate nella roccia. Per chi non vuole rinunciare ad un volo con la mongolfiera alle prime luci dell’alba le innumerevoli agenzie del posto permettono una vasta scelta, anche se il costo non è certo dei più abbordabili, ma lo spettacolo e l’atmosfera che si può vivere all’interno di quella cesta è senza dubbio impareggiabile! Grazie ad un consiglio di alcuni ragazzi che più volte abbiamo incontrato durante il nostro viaggio decidiamo di andare a visitare la città sotterranea di Mazi. Come non c’è sul vostro libro della Turchia, non se ne parla sugli opuscoli informativi della Cappadocia, non rientra tra le città sotterranee come Kaymakli e Derinkuyu segnate come da non perdere? E’ vero non è presente da nessuna parte, ma esiste come ne esistono molte altre ancora non rese ufficiali dall’ufficio turistico Turco e non ancora aperte ufficialmente al pubblico.L’esperienza della visita della città di Mazi
è stata senza dubbio più forte ed emozionante rispetto alla classica visita, sicuramente belle e piene di storia, delle sue sorelle più famose. Raggiungiamo il piccolo paese di Mazi a circa 18km. da Urgup, non c’è nulla, è veramente un piccolo insieme di piccole case con una taverna al centro del paese. Fermandosi nelle prossimità del ristoro verrai sicuramente accolto da qualcuno che ti chiederà se vuoi visitare la città sotterranea. La visita è stata interessante ed in alcuni frangenti avventurosa, attraversando cunicoli stretti e arrampicandosi per metri all’interno di bui pertugi. Si scende per cinque piani e ci si sposta con la torcia in mano in modo da illuminare il proprio cammino. Eravamo solo noi, non c’era nessun altro e la guida che parlava un buon inglese ci ha illustrato stanza per stanza la strana metropoli. Un esperienza particolare che se vi capita di passare da quelle parti vi consiglio di fare.Sulla via del ritorno
Il tempo sembra volato e davanti a noi mancano ancora solo poche tappe e poi non ci resta che pensare alla via del ritorno. Vale la pena in direzione Istanbul passare ed attraversare, grazie ad una piccola strada sterrata, il lago salato di Tuz Golu. Il paesaggio è suggestivo e il forte riverbero generato dall’immensa superficie bianca genera dei giochi di rifrazione che vale realmente la pena godersi. Unico piccolo problema è che raggiungendo il lago da sud si incappa nella sbarra chiusa dell’ingresso alla salina, unico passaggio alla strada che lo attraversa. Dopo qualche trattativa con il custode e spiegatogli che la nostra meta passava inderogabilmente da quel punto otteniamo il via libera al transito.Ultima tappa turca
non poteva che essere Istanbul. L’ingresso è stato a dir poco traumatico, il caos cittadino è impressionante, la guida dei turchi è diciamo “fantasiosa” e la moltitudine di mezzi che si muovono apparentemente in ordine sparso non ci rende facile la ricerca della nostra sistemazione. Non nego però che è stato emozionante attraversare il ponte che unisce i due continenti Asia e Europa e che ufficialmente però segnava la fine del nostro viaggio. Istanbul è una città a cui si dovrebbe dedicare ben più dei due giorni della nostra sosta, ma il tempo a nostra disposizione stava lentamente giungendo al termine.Passiamo la frontiera
ad Ipsala e ritorniamo in Grecia, verso il traghetto ad Igouminitza. La Turchia mi ha regalato paesaggi straordinari, strade che mai avrei immaginato di percorrere, un’atmosfera ricca di passato, di una storia che fonda le sue radici molto lontano, radici che sono la Storia, e nello stesso tempo mi ha mostrato il suo lato moderno, la sua voglia e determinazione a crescere, ma soprattutto mi ha fatto scoprire un popolo aperto, disposto sempre a venirti in aiuto, mai prevenuto, sincero e disponibile. Questa è la Turchia che ho appena assaporato, questa è la Turchia che mi piacerebbe rincontrare, chissà in un prossimo viaggio, questa è la Turchia che è passata sotto la gomma dei miei copertoni, questa è stata la mia Turchia, la porta d’oriente che presto mi piacerebbe riaprire per viaggiare ancora più lontano.Il viaggio in numeri
• 4 Moto – Ktm 990 Adventure - Ktm 690 Enduro – BMW GS1200 Adventure – BMW GS800
• 6000 Km. percorsi
• 20 giorni compresi i 3 giorni di navigazione (andata – ritorno)
• Sistemazioni per la notte la maggior parte in alberghi o bungalow, in due o tre occasioni in tenda. Il costo degli alberghi dipende dalle necessità personali, la nostra media è stata di 35 – 45€ a notte per coppia.
• Costo dei traghetti: Tratta Ancona – Patrasso – Igoumenitsa – Ancona due moto con sistemazione poltrona 495€ (la coppia), due moto sistemazione cabina 924€ (la coppia) – Tratta Pireo- Chios due moto con sistemazione poltrona 150€ (la coppia) – Tratta Chios – Cesme due moto e due persone 90€
• Costo per il mangiare 40/50€ al giorno a coppia
• Costo benzina in media sui 2€ al litro – in definitiva è il costo che maggiormente incide sul viaggio.
• www.facebook.com/4ridersworld l’indirizzo della pagina dove è possibile leggere il nostro diario giornaliero e sfogliare le innumerevoli foto scattate durante il viaggio.